Pare che una ricerca americana lo abbia anche dimostrato. Il 92% delle persone che stila una lista di buoni propositi per il nuovo anno non li vedrà mai realizzati. Ma quindi perché sono così famosi, e al tempo stesso così fragili?
Fino a qualche anno fa io appartenevo a quel 92%. Le feste, si sa, sono un ottimo periodo per rallentare e guardare al domani. E poi la fine di Dicembre, nei nostri schemi mentali, corrisponde alla fine di un ciclo e all’inaugurazione di uno nuovo. E questo è di per sé tutto vero, e anche di buon auspicio.
Ricordo ancora le mie liste: interminabili. Quasi sempre i nuovi propositi erano legati ad azioni che avrei dovuto intraprendere e che mi avrebbero impegnato oltre misura, nonché spesso legati a un concetto di privazione o fatica ingiustificata.
“Da Gennaio, appena finiscono le feste, mi iscrivo in palestra e ci vado 4 volte a settimana”… “Tutte le mattine metterò la sveglia alle 6 per iniziare prima la giornata e avere un’ora in più al giorno per fare le mie cose”…eccetera, eccetera, eccetera… Tutti ottimi suggerimenti, ma ahimè finivo ben presto per tradirli.
Un buon proposito rappresenta la volontà di realizzare qualcosa. Ma ormai si sa, la forza di volontà è un motore che si spegne facilmente. È fortissima, ma dura pochissimo. Ci permette di fare uno scatto, ma è insostenibile nel lungo periodo.
Ciò che ci rende efficaci è la motivazione (quella vera, sentita, intima) di realizzare ciò che ci prefiggiamo nella nostra mente. Servono obiettivi sostenibili e piani d’azione efficaci. E poi ci vogliono le azioni. Alias, serve abbandonare i buoni (cattivi) propositi e decidere chi vogliamo diventare da qui ai prossimi 12 mesi, per brindare definitivamente insieme ai nuovi traguardi e festeggiare così alla scomparsa dei buoni propositi! Buon anno, che sia il migliore di sempre!