Ci sono persone che soffrono il confronto. Lo vivono con disagio, pensando di essere da meno. Talvolta anche con rabbia, ritenendo le differenze ingiuste, e poco importa che queste siano effettivamente reali o semplicemente percepite. Vorrebbero colmare il gap ma raramente ci riescono a causa di un conclamato senso di inferiorità e di un velo d’odio che offusca la mente. Ma è veramente corretto misurare il nostro valore con quello di qualcun altro? Esiste un modo più utile e funzionale di considerare il confronto?

Talvolta la storia, più che darci una semplice fotografia del passato, è in grado di insegnarci molto. Se guardiamo indietro nel passato è facile osservare dualismi che hanno generato grande fortuna ai contendenti. Ad esempio, il confronto fratricida tra Rudolf e Adolf Dassler ha dato vita a due delle aziende più note nel mondo dell’abbigliamento sportivo: stiamo parlando di Puma e Adidas. I due fratelli, durante gli anni della seconda guerra mondiale producevano insieme scarpe in cuoio adatte agli sportivi. Ma a seguito di incomprensioni e conflitti (le cui cause sono tutt’oggi contraddittorie) si separarono, utilizzando entrambi il sano confronto per fondare due colossi capaci di resistere fino agli anni d’oggi. Entrambi volevano essere i primi ad innovare i materiali tecnici al fine migliorare le prestazioni degli atleti, e fu proprio grazie a questa sfida che resero grandi le proprie aziende, contribuendo a far evolvere l’attrezzatura utilizzata in gara.

A proposito di atleti, vogliamo fare qualche esempio? Fausto Coppi  e Gino Bartali sarebbero mai diventati così forti senza la loro storica rivalità? Sommando i loro successi i due vinsero 8 Giri d’Italia (5 Coppi, 3 Bartali), 4 Tour de France (2 Coppi, 2 Bartali), 7 Milano-Sanremo (4 Coppi, 3 Bartali) e molto altro. Ma c’è una foto che fa comprendere come i due ciclisti utilizzarono il confronto per evolvere e diventare migliori: è quella scattata sui tornanti dell’Alpe d’Huez al Tour de France in cui si passarono la borraccia. Un esempio e un modello di rivalità sportiva utilizzata nel modo più vincente di tutti

John McEnroe sarebbe mai stato tale senza Bjorn Borg? Mancino  contro destro. Attaccante contro difensore. Il fuoco americano contro il ghiaccio svedese. La genialità e la creatività contro la precisione e l’applicazione. Insomma un’altra storica rivalità che ha spronato i due a diventare leggende del tennis. Memorabile per tutti gli appassionati è la loro finale di Wimbledon del 1980, conclusa dopo 34 punti di tie break e vinta poi da Borg: probabilmente una delle partite più belle e intense di sempre!

Potrei continuare all’infinito citando altri confronti epici del passato e del presente, ma il senso di queste righe non vuole essere giornalistico. Per cui ti chiedo: chi è il tuo principale nemico? E per nemico non intendo qualcuno da odiare e disprezzare ma, al contrario, una persona da rispettare, ammirare e che desideri anche battere?

Potrebbe essere un tuo compagno di allenamento o un competitor che lavora nel tuo stesso settore. Sicuramente qualcuno che ti ispiri ogni giorno a dare il massimo e che ti tiri fuori quella grinta e quella sana voglia di vincere che hai dentro. Non ci devi fare a cazzotti, ne tanto meno sfidarlo a duello. Devi semplicemente identificarlo e fare in modo che ti stimoli a impegnarti al 100%.

La nostra mente, ormai lo sappiamo, è un servo meccanismo: con i corretti comandi ci porta esattamente dove vogliamo. Ma è anche una pigra menzognera: se le lasciamo troppa libertà ci limita e riduce il nostro potenziale. Ecco perché tutte le volte che vogliamo migliorare, crescere ed evolvere, trasformare un obiettivo in un risultato o realizzare un sogno, abbiamo bisogno di strategie vincenti.

Ecco questa è una di quelle: chi trova un “nemico” trova un tesoro! E tu? Chi proverai a battere nel prossimo episodio della tua vita?


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