Neanche tu puoi esimerti. Ti devi impegnare e devi fare fatica. Non lo dico io, lo dice la mia esperienza. O ti impegni in prima persona, o sarà la vita stessa a farlo per te. Conosco persone super impegnate, che si dividono tra lavoro, famiglia e sport, e lo fanno in maniera chirurgica. E ne conosco altre che in questo momento non hanno ne una relazione ne un lavoro, e magari non fanno neanche attività fisica, ma che sono ugualmente impegnate come le prime. Entrambe, arrivate a sera, hanno l’esigenza di andare a dormire per recuperare. Ma recuperare da cosa? A che tipo di fatica sono state esposte durante la giornata?
Da qui la teoria che esistono due tipi di fatiche: quelle positive (che ci danno soddisfazione), e quelle negative (che invece ci svuotano). Un po’ come il colesterolo, di cui tanto abbiamo sentito parlare negli ultimi anni. Ne esiste uno considerato “buono” (HDL), che trasporta il colesterolo dai tessuti verso il fegato, e uno considerato “cattivo”, che trasporta colesterolo dal fegato verso le cellule e i tessuti e che, se presente in eccessive quantità, è uno dei maggiori nemici del nostro sistema cardiovascolare, e di conseguenza del nostro cuore.
Ecco allora che mi piace pensarla così: la fatica è come il colesterolo, esiste quella “buona” e quella “cattiva”. La sera, quando ti metterai a letto, chiediti: “Da quale tipo di fatica devo recuperare oggi?” Fatti questa domanda per un periodo di almeno 7 giorni, e verifica le risposte. Fai in modo che la fatica buona entri a far parte della tua vita, sapendo che una quota di fatica cattiva sarà comunque presente e utile a farti apprezzare la prima. Ma se a predominare sarà quella cattiva, vorrà dire che è arrivato il momento di interrogarsi se non sia il caso di cambiare qualche cosa nella tua quotidianità. Il tuo sistema cardiovascolare va protetto, e questo te lo sta dicendo il tuo cuore!