“Se qualcosa potrà andare storto, sicuramente lo farà”! Recita così la famosa legge di Murphy e se anche tu la conosci, converrai con me che funziona alla grande ed è quasi sempre vera. Davvero sempre? Qualcuno potrebbe obiettare… Ma come, Ale? Proprio tu che sei una persona positiva e che aiuta le persone a superare i propri ostacoli e realizzare i propri sogni? Come puoi crederci anche tu? Lascia che ti racconti cosa mi è successo ultimamente!
In questi giorni ho ricevuto una mail che speravo non arrivasse mai. Nulla di tragico, fortunatamente. Nel messaggio c’erano scritte queste parole: “Caro Alessandro, ci dispiace darti questa notizia, ma la gara alla quale ti sei iscritto all’inizio del 2019 è stata nuovamente posticipata al 1 Ottobre 2021. Siamo molto rammaricati di questa decisione. Ci auguriamo di incontrarti presto nel deserto!”
Due anni fa il mio animo avventuriero ed esploratore mi aveva portato a scegliere una sfida estrema: partecipare alla leggendaria Marathon des Sables, una gara di 250 km che si correre in autosufficienza (con tutto l’occorrente in uno zaino, compreso il cibo) nel deserto del Sahara. E così, con uno spiccato entusiasmo avevo preso questa decisione, consapevole del fatto che se avessi voluto aumentare le mie probabilità di tagliare il traguardo avrei dovuto affrontare una preparazione estrema, fuori dalla mia naturale zona di comfort: allenamenti lunghi (anche di 50km alla volta), esercizi in palestra per rinforzare il fisico, sedute di scarico dal fisioterapista, dieta iper controllata con un super nutrizionista. Insomma, un anno e mezzo in cui nulla poteva essere lasciato al caso con l’unico scopo di farmi trovare pronto ad Aprile 2020 all’appuntamento con il deserto.
Corsa, ma non solo: sulla scia dell’entusiasmo del mio primo libro “Uno alla volta”, ho firmato il mio secondo contratto con l’editore per la pubblicazione di un nuovo testo, che avrebbe dovuto parlare dell’esperienza nel deserto in un’ottica di crescita e miglioramento personale. E poi l’accordo con una famosa rivista italiana per documentare l’impresa, un docufilm da produrre, una serata di beneficenza in teatro per proiettare la prima del docufilm e raccogliere fondi per un’associazione che si occupa di bambini. Tutto era stato pianificato nel minimi dettagli.
Ma come è noto a tutti, a Marzo 2020, a solo un mese di distanza dalla partenza, è iniziata la pandemia e la gara è stata rinviata a Settembre. Un duro colpo per chi, come me, si era preparato per 15 mesi come un vero atleta. In quel periodo il virus circolava prepotentemente, prendendo in contro tempo medici e strutture ospedaliere. La cura era ai tanti sconosciuta. Molti soffrivano, alcuni morivano. Che diritto avevo io di arrabbiarmi di fronte all’impossibilità di realizzare il mio sogno?
E quindi via con la mente a Settembre. In fondo altro non dovevo fare che mantenere il livello raggiunto per soli altri 6 mesi. Continuai così ad allenarmi intensamente anche in primavera ed estate, alcune volte di notte per affrontare lunghe distanze e sfuggire alla calura della pianura. Ma a luglio, pochi giorni prima del mio compleanno, come un pugno nello stomaco arrivò il secondo rinvio: gara nuovamente posticipata ad Aprile 2021. Troppo instabile la situazione mondiale per portare in un unico luogo 1200 atleti che arrivavano da ogni parte del globo. A quel punto il rammarico, la rabbia e la frustrazione iniziavano a sgomitare e a trovare spazio in me.
Da lì la decisione di prendermi un periodo di stacco, per ricaricarmi di nuove energie (non lo nego, soprattutto mentali) e rilanciare la sfida. Ma come sentenzia la legge di Murphy, se qualcosa potrà andar storto, ricordati, sicuramente lo farà. E così, pochi giorni fa, l’ennesimo rinvio: gara nuovamente spostata ad Ottobre 2021. Un anno e mezzo si sono tramutati in tre anni, raddoppiando di fatto allenamenti, sacrifici, rinunce. Ma se è vero che “ciò che non ti uccide ti fortifica”, voglio utilizzare questa storia per portare l’attenzione su un concetto nel quale credo e che porta il nome di resilienza.
La resilienza viene definita come la capacità di far fronte alle difficoltà e di reagire positivamente ad eventi stressanti e traumatici. Il termine deriva dal latino “resalio”, iterativo del verbo “salio”, il quale indica l’azione di risalire sulla barca rovesciata dalle onde del mare.
Purtroppo la vita di ciascuno di noi è fatta di eventi che non sempre vorremmo vivere, ma che dobbiamo comunque attraversare. Penso alle persone che in questo momento stanno vivendo una grande difficoltà, che stanno lottando per la vita o che devono affrontare una crisi o un cambiamento. Per tutti, imparare ad essere resilienti diventa una qualità indispensabile e la buona notizia è che è possibile allenarla.
La resilienza è l’attitudine a perseguire gli obiettivi nonostante le sconfitte; è quella forza interiore che ci fa rialzare sempre, consapevoli che il traguardo è lì ad aspettarci; è la capacità di ristrutturare i fallimenti e vederli come esperienze di crescita; è vincere la paura del domani. Resiliente è chi ama la vita, chi affronta avversità, dolori o sventure senza fuggire da essi, ma anche senza auto-commiserarsi o disperarsi.
Le persone che decidono di essere resilienti sviluppano il dono di trasformare in maniera creativa uno svantaggio in un vantaggio, trovando la forza di reagire, anziché subire gli eventi con spirito di rassegnazione. Decidono di allenare la pazienza, la tenacia e l’ottimismo, elementi indispensabili per “risalire a bordo”, e utilizzano ciò che gli è successo per dare nuovo slancio alla propria vita.
E così anche io ripenso alla mia gara. Forse è un bene che l’abbiano rimandata più volte… Forse non ero abbastanza pronto… Forse, forse, forse, bla, bla, bla… Quel che è certo è che mancano 8 mesi e io mi farò trovare pronto, perché in tutti questi anni di studio e formazione ho compreso l’importanza dell’affermazione “chiudere il cerchio”: qualunque sia la difficoltà che stai affrontando anche tu ricorda che… mollare non è mai un’opzione!