La tigre, si sa, è uno dei felini più affascianti che esistano e anche uno dei più difficili da addomesticare. Lo sanno bene i domatori professionisti, ma in qualche modo lo sappiamo bene anche noi. Perché? In ognuno di noi vive una “tigre interiore” che spesso prende il sopravvento e si esprime attraverso una delle quattro emozioni primarie: la paura, il piacere, il dolore e la rabbia. In questo nuovo articolo accenderemo i riflettori proprio su quest’ultima.

Specialmente nella nostra cultura, la rabbia è considerata un difetto delle persone poco equilibrate, perché spesso ci porta a comportamenti per i quali finiamo di pentirci non appena questi si esauriscono. Ma che cos’è la rabbia e perché spesso non riusciamo a controllarla?

Delle emozioni primarie, la rabbia rappresenta la risposta funzionale a uno stato di frustrazione. Solitamente la proviamo quando ciò che volevamo veder accadere è diverso da ciò che abbiamo ottenuto (o vissuto). Quando questo avviene, ecco che si scatena in noi una reazione psico-fisiologica che ci porta a mettere più intensità nelle nostre azioni al fine di ottenere ciò che ci manca. O almeno questo è quello che dovrebbe accadere se il processo sentimento-reazione funzionasse correttamente. Ed anche il motivo per il quale, se ben canalizzata, la rabbia diventa un potentissimo strumento di forza da utilizzare a nostro favore e a fin di bene.

Come avrai notato anche tu, ci sono persone che facilmente si arrabbiano e altre meno. Questo dipende dalla loro soglia di attivazione della rabbia, che in alcuni è parecchio bassa (chi ce l’ha bassa tende a irritarsi facilmente ed è più incline ad esplodere in sfoghi d’ira) e in altri è molta alta (chi ha una soglia alta tende a supportare anche frustrazioni più importanti senza mai perdere la lucidità).

Una domanda ora sorge spontanea: com’è possibile gestire la rabbia e spenderla a nostro favore, senza per altro commettere azioni disfunzionali o per le quali potremmo pentirci? E la risposta è semplice: dobbiamo imparare ad addomesticare la nostra tigre interiore, evitando di commettere quegli errori che, inconsapevolmente, spesso facciamo.

ERRORE 1: LIBERARE LA TIGRE | Siamo soliti pensare che le emozioni, e in particolare la rabbia, funzionino come un serbatoio. Siamo cioè convinti che si possa accumulare una certa quantità di emozione prima di potersene liberare e ripristinare un certo equilibrio dentro di noi. Niente di più falso: se provate a sfogarvi con una persona amica disposta ad ascoltare la rabbia che provate nei confronti di qualcuno che vi ha fatto un torto e questa per caso avvallerà la vostra tesi, confermandone la veridicità, alla fine vi troverete più incazzati di prima. Ancora più deleterio sarebbe assecondare tale emozione lasciandosi liberamente andare ad essa: si sa, quando si è arrabbiati, si dicono e si fanno cose per le quali spesso ci si pente amaramente.

ERRORE 2: IMPRIGIONARE LA TIGRE | Tutte le volte che proviamo a osservare le emozioni con la lente della razionalità e della logica, falliamo miserabilmente. Siamo cresciuti con l’idea che tutto si possa pianificare, analizzare e misurare. Ma le emozioni, rabbia compresa, sono “competenze senza comprensione” che funzionano in modo alternativo e non rispettano regole né logiche né razionali. Tutte le volte che proviamo a mettere in gabbia la nostra tigre interiore attraverso l’uso della ragione, spiegando ad esempio a una persona perché non dovrebbe reagire così, lei si ribella (perché non può comprendere), ricadendo in sfoghi di rabbia incontrollata non appena rivivrà quella situazione.

ERRORE 3: CONDIZIONARE LA TIGRE | Non possiamo pensare di influenzare le nostre emozioni primarie attraverso rinforzi positivi (premi) o attraverso rinforzi negativi (punizioni). Questo tipo di condizionamento solitamente crea riflessi condizionati, ma non è utile per gestire le emozioni, specialmente quelle più intense. Tali procedure manipolatorie non producono alcun effetto sulla nostra tigre interiore, che rifiuta di diventare schiava di un sistema che non le appartiene, ribellandosi. 

Veniamo ora alle due soluzioni che dobbiamo mettere in campo per addomesticare la nostra tigre interiore.

SOLUZIONE 1: FARSI AMICA LA TIGRE | L’antica arte della guerra suggerisce che “se non puoi vincere un nemico, devi fartelo amico”. Per quanto possa essere minacciosa e spesso fonte di sofferenza, la nostra tigre interiore non può essere né abbattuta né sconfitta, in quanto responsabile della nostra sopravvivenza e della nostra evoluzione (e gli studi hanno dimostrato essere responsabile anche della nostra soddisfazione). La prima regola per gestire le emozioni, rabbia compresa, è darsi la possibilità di viverle. Opporsi sarebbe come cercare di frenare la piena di un fiume spingendo l’acqua con le mani. Questo non significa cedere ad esse in modo passivo, bensì assecondarne il flusso per utilizzarne la loro forza in maniera costruttiva, con la consapevolezza che… la rabbia è una delle nostre risorse più importanti e rappresenta lo slancio verso una scoperta costante di noi stessi e delle nostre infinite potenzialità.

SOLUZIONE 2: CAVALCARE LA TIGRE | Una volta stretta l’amicizia, il passo successivo è quello di cavalcare la tigre: ma attenzione, la tigre non è né un cavallo né un pony. Cavalcarla significa compiere una prestazione dove l’animale e l’uomo, che si fidano l’uno dell’altro, realizzano in perfetta sintonia qualcosa che va oltre il loro agire individuale. La persona, grazie alla forza della sua tigre interiore, decide cioè di canalizzare tale energia per compiere prestazioni straordinarie che la portano oltre se stessa. Che tradotto significa far cooperare l’intelligenza con l’istinto, la preparazione con lo slancio del momento, la lucida coscienza con l’educata incoscienza. Il tutto concedendosi il lusso di utilizzare il linguaggio della tigre, che non è quello logico e della ragione, ma bensì quello delle suggestioni, delle evocazioni e delle esperienze concrete.

Ma quando la nostra rabbia arriva da un torto che abbiamo subìto o da qualcuno che ci ha ferito volontariamente? In questi casi, se ci arrabbiassimo davvero, altro non faremmo che dare attenzione, e quindi importanza, a una persona che ci ha fatto soffrire. E certe persone, credimi, non meritano la nostra energia. Impara a canalizzare la tua rabbia e utilizzala per migliorare la tua condizione e quella delle persone che ami.


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