La stragrande maggioranza delle persone si rovina l’esistenza con complessi di inferiorità più o meno profondi. Pensa di essere da meno, di non essere all’altezza; guarda gli altri come se fossero di più, meglio, perfetti, senza alcun difetto o problema; si sente inopportuna, inadeguata, inferiore. Per tantissime persone tali sentimenti rappresentano veri e propri impedimenti verso il proprio successo e la propria felicità. Ma che cos’è il complesso di inferiorità? Come si genera nelle persone? È quali sono le strategie per non sentirsi meno di altri?

Per poter iniziare a ragionare insieme sull’argomento, una delle premesse dovrebbe essere che, in generale, nel mondo, ognuno di noi potrebbe considerarsi inferiore a una o più persone. Ad esempio, io so di non poter correre i 100 metri in 9 secondi e 58 centesimi, come ha fatto Usain Bolt. Ne sono consapevole, e anche se questo potrebbe generarmi un senso di inferiorità nei confronti dell’uomo più veloce del mondo e farmi sentire una persona incapace, in realtà questo non avviene e tra poco scopriremo il perché.

Senza per forza fare confronti estremi e paradossali come quello fatto con Bolt, in forma più generale, durante le mie giornate incontro tantissime persone che nei loro campi di applicazione sono in qualche modo superiori a me, nel senso che hanno sviluppato delle competenze che le posizionano su un piano del sapere più grande nel mio, ma non per questo mi sento da meno nei loro confronti, così come neanche loro si sentono inferiori nei miei confronti. E qui arriva la seconda verità: i complessi di inferiorità non derivano dai fatti o dalle esperienze, ma dalle nostre conclusioni rispetto ai fatti e dalle valutazioni delle esperienze. Ad esempio, misurare i miei tempi sui 100 metri fa di me uno scarso centometrista, ma non per questo una pessima persona.

Tutto dipende da quali modelli utilizziamo per misurare noi stessi: quando il sentimento di inferiorità che proviamo è reale significa che stiamo giudicando e misurando noi stessi non sul nostro modello, ma sulla scala di qualche altra persona che riteniamo ideale. La conseguenza di questo sentimento è quello di provare infelicità, arrivando alla becera conclusione che in noi ci sia qualcosa di sbagliato. Questo distorto meccanismo della nostra ragione ci conferma che non siamo degni di meritare il successo e la felicità, e che sarebbe fuori luogo per noi manifestare interamente le nostre capacità e i nostri talenti senza provare un sentimento di colpa. “Io dovrei essere come lui/come lei, ecc… ecc… ecc…”.

Sai cosa succede a questo punto della storia? La persona che soffre di un conflitto di inferiorità, abbracciando lo schema qui sopra descritto, inevitabilmente commette l’errore di iniziare una personale lotta per la conquista della sua superiorità. Tanta più forza mette in questa battaglia, maggiore è il disagio che prova. Quella persona diventa ogni momento più infelice quanto più intensamente tenta di sentirsi superiore. E qui giungiamo finalmente alla soluzione: inferiorità e superiorità sono i due lati della stessa medaglia e il rimedio consiste nel comprendere che è la medaglia stessa a essere falsa. Non puoi essere inferiore a nessuno, così come non puoi essere superiore a nessun altro: l’unica cosa che puoi essere è… essere te stesso.

Non esiste nessun’altra persona sulla faccia della terra che può essere paragonata a noi, in quanto esseri unici e diversi l’uno dall’altro. E se in questo momento della tua vita ti stai misurando con altre persone, o conosci qualcuno che lo sta facendo, fai in modo di interrompere questo schema o di fargli leggere queste riflessioni. Ritorna a misurare le tue prestazioni con i tuoi valori. Capisci dove ti trovi in questo momento e definisci dove vuoi arrivare. Misura lo scostamento, e fallo con l’ambizione di essere una persona migliore, capace di crescere e di contribuire per il proprio benessere e contemporaneamente per quello di qualcun altro. 

Impegnati ogni giorno per trasformare la tua ambizione in realtà, misurando i tuoi progressi e osservando gli altri, se lo ritieni opportuno, esclusivamente per imparare dalla loro esperienza e dal loro percorso. Coloro che reputavi superiori non sono gli avversari da battere, ma i tuoi alleati verso il tuo percorso di auto-realizzazione. Tu sei tu, e solo tu puoi essere ogni giorno una persona migliore di ieri: da oggi “sii te stesso, il mondo adora l’originale” (Cit. Ingrid Bergam).


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