Quella di Tokyo è un’Olimpiade da record. 39 sport, di cui alcuni al loro esordio nella manifestazione (Arrampicata sportiva, Karate, Surf, Skaterboarding e Baseball/Softball); 200 nazioni, con oltre 11.000 atleti in gara; 384 azzurri, (198 uomini e 186 donne) pronti a darsi battaglia per rappresentare al meglio i nostri colori; 0 spettatori, purtroppo, a rovinare il clima di festa che solitamente si respira in questo tipo di manifestazioni.

Curiosando sulle bacheche social dei nostri atleti, leggendo i loro post e osservando le loro fotografie, ho voluto immaginare di fare un viaggio nella loro testa per capire che cosa prova una persona quando è chiamata a vivere una sfida di grande importanza come l’Olimpiade. Per farlo, sono partito dalle qualificazioni, passando poi per tutti i momenti che precedono la gara, fino ad arrivare al verdetto finale e al successivo ritorno in patria. Probabilmente, né io né te parteciperemo mai a nessuna edizione dei Giochi, ma ti suggerisco di leggere il contenuto qui sotto immaginando di realizzare la tua prossima sfida personale o professionale. 

PURA GIOIA | Inizia così il viaggio verso le Olimpiadi. Tutti gli atleti che avranno la possibilità di gareggiare in questa competizione hanno dimostrato sul campo di meritarsi questo traguardo: hanno dovuto cioè affrontare almeno 3 anni di allenamenti specifici, la maggior parte dei quali molto duri, e si sono già dovuti confrontare con i migliori per ottenere il pass olimpico. Quando ciò avviene, dentro di loro, esplode un uragano di gioia, contagiosa. E proprio questa gioia rimane fino a quando…

ECCITAZIONE | …arriva per l’appunto l’eccitazione. Gli atleti provano questo stato (che a nulla centra con l’eccitazione sessuale) in molti momenti che precedono la competizione: ad esempio, preparando tutto il necessario per il viaggio, arrivando per la prima volta nel villaggio olimpico, durante la sfilata della cerimonia inaugurale, ecc.. Per alcuni questo stato è intenso: penso a tutti quegli atleti che, per la prima volta, si trovano a gareggiare in una manifestazione così prestigiosa come quella olimpica.

FOCUS | Poco dopo, quando tutte le novità lasciano il posto alla normalità, arriva il tempo di spostare l’attenzione e i pensieri sulle gare. Gli atleti internazionali sono molto bravi in questo: per raggiungere il loro livello di maestria, si sono allenati per migliaia di ore, diventando degli “operai iper-specializzati” della loro disciplina. La loro capacità di focus, guidata e sostenuta nel tempo da allenatori esperti, è forse uno dei principali fattori critici di successo nel viaggio verso il sogno olimpico. Negli ultimi allenamenti pre-gara, che in gergo tecnico vengono definiti “rifiniture”, la concentrazione è massima.

PAURA E SPERANZA, DUBBI E CERTEZZE | Nelle notti che precedono una competizione del genere si rischia di perdere il sonno, e questo è uno dei seri problemi per chi non sa come gestire la tensione pre-gara. La paura bussa ai pensieri: paura di sbagliare, di tradire le attese, di aver investito gli ultimi quattro anni della propria vita con il rischio di essere traditi dall’emozione. Ma anche paura di deludere le proprie aspettative, le persone care, gli sponsor. Dall’altra parte, la speranza di fare bene, di riuscire ad esprimere le proprie capacità, di far vedere il proprio valore. Di veder realizzato il sogno di una vita, di dimostrare che è possibile. E così, dubbi e certezze giocano tra di loro fino al giorno della gara.

L’ADRENALINA | Noto anche come l’ormone che ci prepara a reagire: quando il nostro corpo la rilascia la frequenza cardiaca si alza, lo stomaco si chiude, la salivazione si fa meno, le mani iniziano a sudare e la testa rimbomba. È il giorno della verifica: nella maggior parte dei casi tutto si decide in pochi secondi, o al massimo in qualche minuto. Gli atleti più bravi hanno imparato a convivere con questo cambio di stato, e sanno perfettamente come utilizzarlo a proprio favore. Ma per altri, questa impennata di adrenalina rappresenta un problema in quanto cambia i parametri interni, e con essi cambiano le prestazioni.

EUFORIA O RIMPIANTI | I verdetti arrivano veloci alle Olimpiadi! Talvolta rappresentano uno dei momenti più belli nella vita di un atleta: il podio, l’inno di Italia, la medaglia nella competizione più prestigiosa del mondo. In questi casi l’euforia è al settimo cielo. Talvolta però, al termine della gara, arriva l’ora dei rimpianti: “se avessi fatto meglio”, “se non avessi fatto quell’errore”, “se…”, “se…”, “se…”. È la storia del mondo, la storia dei Giochi Olimpici: per qualcuno che vince, c’è qualcuno che perde!

SENTIRSI VINCENTI O PERDENTI | Terminate le competizioni, si torna in patria. Gli atleti si dividono in due categorie: i vincenti, coloro che rientrano con una medaglia, osannati dalle proprie realtà, considerati al pari di super star o divinità, e probabilmente ricordati per il resto della storia. E poi i perdenti, coloro i quali si prenderanno da subito un momento di stop dall’attività, e rifletteranno su cosa non è andato bene o che cosa si poteva fare di diverso. In entrambi i casi sarà necessario smaltire la sbornia o gli eccessi di frustrazione, imparare da questa straordinaria esperienza (qualsiasi sia stato il verdetto) e disegnare presto un nuovo futuro tutto da realizzare.

Sono queste le emozioni e le sensazioni che un atleta di alto livello prova prima di ogni grande sfida. Generalizzando, sono queste le emozioni e le sensazioni che ciascuno di noi prova ogni volta che si sottopone ad un esame o ad un sfida importante. Imparare a gestire questi momenti rappresenta per ciascuno di noi un elemento chiave per raccogliere tutti frutti dei nostri sforzi e sacrifici. Quest’estate, quando guarderai le gare in televisione, chiediti: quell’atleta è stato capace di esprimere tutto il suo potenziale?


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