Per l’Italia dello sport, questo è un grande anno. La nazionale italiana di calcio ha vinto gli Europei e la spedizione azzurra alle Olimpiadi ha stabilito un nuovo record di medaglie. Da spettatori appassionati, ci siamo emozionati sui nostri divani ad osservare le loro imprese sportive, ad ascoltare tutte le interviste, ma anche a scoprire la storia di quegli uomini e quelle donne straordinarie che si trovavano a Tokyo per rappresentare la nostra cara amata Italia.

Molti di quelli che hanno vinto hanno dichiarato di aver avuto un supporto mentale che, alla fine, ha fatto la differenza. È forse questa l’edizione olimpica che sdogana ufficialmente la figura del mental coach. E forse era arrivato anche il momento: in un mondo che punta sempre di più alla specializzazione, dotare allenatori e atleti di una figura professionale in grado di supportarli nei momenti che contano, quando le pressioni sono alle stelle, può veramente fare la differenza nel raggiungimento degli obiettivi personali.

A tal proposito, l’Olimpiade di Tokyo ci regala quattro storie di atleti straordinari che hanno dimostrato sul campo quanto sia possibile farcela nonostante le difficoltà. Un po’ come arabe fenici, capaci di risorgere dalle proprie ceneri, questi quattro atleti hanno superato una crisi prima di rimettersi in gioco e ottenere risultati strepitosi. Lasciamoci ispirare dalle loro storie e dalle loro parole.

MARCELL JACOBS | L’uomo più veloce del mondo in questo 2021, fino a un anno fa non riusciva ad esprimere tutto il suo potenziale in gara, cosa che per altro riusciva benissimo in allenamento. Entrava spesso in ansia, gli si irrigidivano le gambe e subiva il confronto con gli avversari. Queste le sue parole: “Quando capisci come fare a vincere, la sconfitta inizia a sapere di fango, e l’ultima cosa che vorresti è doverne ingoiare qualche altra cucchiaiata. Nessuno ti può insegnare a vincere, ma solo darti gli strumenti per imparare a farlo da solo, e fino a che la lezione non entra nella testa, la sconfitta può anche avere un buon sapore. Persino il miglior sapore che tu abbia assaggiato fino a quel giorno. Nessuno ti può insegnare a vincere perché per arrivare in alto, al limite massimo di quello che hai dentro, devi essere completamente nudo. Nudo, del tutto senza filtri.” Ecco quindi la lezione che ci portiamo a casa da questa storia: certe paure pesano come macigni, e solo affrontandole nel giusto modo che proprio quelle paure diventano forza e coraggio.

VANESSA FERRARI | A 30 anni, dopo tre edizioni olimpiche senza mai aver centrato il podio, la ginnasta italiana conquista una medaglia d’argento che ha del sensazionale. Innanzitutto per l’età: difficilissimo vedere una trentenne gareggiare in questa disciplina. E poi per i tanti infortuni che hanno condizionato la sua carriera. L’ultimo, forse il più grave, nel 2017 con la rottura del tendine d’Achille. Ma anche stavolta, nelle sue parole, la soluzione: “C’è stato un momento che pensavo di non recuperare dalla rottura del tendine. Ma non volevo avere rimpianti e mi sono posta l’obiettivo di andare a Tokyo. Alla fine dell’esercizio, quando ho scoperto di aver vinto l’argento, ho detto ‘finalmente ce l’ho fatta!’. L’ho desiderata tanto, ovviamente puntavo all’oro che era nelle mie possibilità visto che mi ero qualificata come prima. Mi sarebbe piaciuto tanto far suonare l’inno, ma sono felicissima così. Mi piacerebbe dare l’esempio nel credere nei propri sogni nonostante le tante difficoltà”. Dalla straordinaria Vanessa, ecco la lezione: quando desideri fortemente qualcosa, la tua mente e il tuo corpo, e forse anche l’universo, si organizzano tutti insieme affinché i sogni diventino realtà!

GIANMARCO TAMBERI | Era il 15 Luglio 2016 quando il saltatore azzurro, al Meeting di Montecarlo, si infortunava in maniera gravissima al legamento deltoideo della caviglia sinistra. Da lì a pochi giorni avrebbe partecipato alle Olimpiadi di Rio da super-favorito. Il sogno di un atleta al picco della forma, frantumato dopo un salto. Roba da dire “basta, mollo tutto”. Ma Gimbo (così lo chiamano gli amici) ha disegnato per lui un nuovo futuro, e ha lottato ogni giorno per ricostruirlo: “Ciò che ci accade non possiamo deciderlo, possiamo decidere come reagiamo alle cose e questo fa la differenza. Questo cercare di essere positivi e vedere non la paura della gara, ma il sogno, dove magari non si può nemmeno pensare di arrivare, è ciò che fa realizzare cose impossibili. Ho portato con me in pedana tutta la divisa per andare sul podio, sapevo già che sarebbe stata la mia finale. Lo sognavo da anni, ho fatto veramente troppo perché non mi tornasse indietro. Era una storia che aveva bisogno del suo finale e il finale non poteva che essere questo”. Lezione? Le realtà non è mai ciò che è, ma il nostro modo di affrontarla è determinata dalla nostra capacità di interpretarla!

FEDERICA PELLEGRINI | La divina: cinque edizioni dei giochi olimpici, e cinque finali nella sua gara preferita, i 200 stile libero. Immensa per la costanza dimostrata in quasi 20 anni di carriera ad altissimi livelli, ma non per questo senza difficoltà. Come durante una gara del 2008, quando smise di nuotare mentre si trovava proprio a metà gara perché le mancava il fiato. Broncospasmo? Attacco di panico? Poco importa, ciò che conta sono solo le sue parole: “La mente è stata croce e delizia della mia carriera. È stata la forza che mi ha fatto superare momenti difficili, ma a volte è stata lei stessa a causarli. La determinazione mi ha portato ad affrontare tutto quello che mi è accaduto con la sfrontatezza di dire supererò anche questo. Io arriverò lì, posso far valere i miei diritti d’atleta senza abbassarmi davanti a nessuno.” Un ottimo insegnamento da tenere a mente: mente e corpo fanno parte dello stesso sistema, e in quanto tale devono funzionare entrambi perfettamente per ottenere risultati straordinari.

È bello osservare come dietro ad atleti straordinari ci siano uomini e donne che, come noi, provano le nostre stesse paure e i nostri stessi sentimenti. Ed è per questo che, dalle loro storie, possiamo imparare lezioni importanti e portarle nelle nostre vite per aggiungere valore. Quando ti troverai di fronte alla prossima difficoltà, chiediti: come reagirebbe il mio sportivo preferito?


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