Hai mai sentito quella storia secondo cui il calabrone, per la sua conformazione, stando alle leggi della fisica, non potrebbe volare? È questa una falsa leggenda o pura magia? E poi ancora: cosa c’entra questa storia del calabrone con un blog che parla di crescita personale?

Qualche sera fa mi trovavo a cena con amici. Uno di loro lavora come manager per una grossa multinazionale e mentre chiacchieravamo del più e del meno ci ha deliziato con questo aneddoto. Durante le riunioni con il suo team, per motivare i suoi collaboratori a centrare gli obiettivi sfidanti che l’azienda gli impone, solitamente proietta una slide con l’immagine di un calabrone. 

Perché lo fa? Il suo intento è quello di far passare un messaggio motivazionale: “non esistono obiettivi impossibili”. Infatti, è credenza comune pensare che il calabrone, per la sua conformazione, teoricamente non sarebbe adatto al volo ed in passato la fisica ha anche provato a dimostrare questo concetto.

Nel 1900, uno scienziato svizzero dell’Università di Gottingen, dopo aver posto la questione e aver fatto i suoi calcoli, dichiarò che l’aerodinamica del calabrone suggeriva che non potesse farlo. Più tardi, nel 1934, questo concetto fu rafforzato da studi come Les vol des Insectes: dopo averapplicato le equazioni della resistenza dell’aria sul volo degli insetti notarono infatti come il volo del calabrone fosse per loro impossibile.

Per fortuna, nel 2005, dopo una serie di riprese ad alta velocità sulla sua meccanica alare, è stato dimostrato che il calabrone non viola alcuna legge fisica. Il calabrone ha un battito d’ali pari a 230 battiti al secondo, molto più veloce di altri insetti di dimensioni minori, addirittura 5 volte superiore a quello di un colibrì. Ed è proprio questa velocità incredibile che gli consente di ottenere una spinta sufficiente a mantenerlo sospeso in aria, oltre che a un movimento alare inconsueto che contribuisce a generare portanza. 

Il movimento alare del calabrone infatti non è semplicemente un battito d’ali come quello che possiamo osservare negli uccelli, ma un movimento molto più complesso, che comporta la torsione e l’oscillazione delle ali per creare una spinta che non sarebbe ottenibile con un semplice battito. Per il calabrone quindi il volo non è oggetto di magia, ma di un adattamento ad alcune sue caratteristiche che gli consentono tutt’oggi di poter prendere il volo.

Una domanda ora potrebbe sorgerti spontanea: “Ok Ale, ma ora che so vita, morte e miracoli del calabrone, che cosa ci faccio con questa storia?”. Ed ecco a te le mie riflessioni. 

IL CALABRONE NON HA BISOGNO DELL’AUTORIZZAZIONE DI NESSUNO PER VOLARE | Nei primi decenni, quando la fisica cercava di dimostrare l’impossibilità di un dato oggettivo, milioni di calabroni di tutto il mondo si alzavano in volo quotidianamente. Lo facevano perché non erano influenzati del pensiero di quei fisici che tentavano di dimostrare il contrario. E ambire ogni tanto a “fare come il calabrone” è quello che dobbiamo fare anche noi: spegnere quelle voci al di fuori di noi che, a volte per malignità, a volte con uno scopo benevolo, ci convincono che mai potremmo realizzare ciò che realmente desideriamo. Prendere il distacco da quelle voci depotenzianti è uno dei passi per poter “volare” nella direzione che vogliamo.

NON ESISTONO OBIETTIVI IMPOSSIBILI A PATTO CHE SVILUPPI LE CARATTERISTICHE GIUSTE | Il calabrone, effettivamente, è un insetto goffo (non a caso qualcuno lo chiama “bombo). Ma quell’insetto è stato capace di adattare la sue caratteristiche per realizzare qualcosa che altri insetti fanno con più facilità. Ha dovuto imparare come battere le ali per ben cinque volte più velocemente rispetto a un leggero colibrì, torcendo e oscillando le ali in una maniera nuova rispetto a tutti gli altri. Non importa se qualcosa è veramente difficile da ottenere, ma attraverso spirito di adattamento, abnegazione e un pizzico di creatività, molti obiettivi diventano possibili. Calabrone docet!

ESSERE UN CALABRONE È UNA SCELTA CHE IMPLICA UN ATTO DI RESPONSABILITÀ | Questa è una metafora ovviamente, ma essere “meno dotati” di qualcun altro non significa per forza “non farcela”. Ci sono persone che ottengono risultati molto facilmente, vuoi perché agevolati dal loro talento o perché supportati da alcune circostanze favorevoli. Ma essere come il calabrone è e deve essere una scelta consapevole. È come dire a se stessi “io continuo a muovere le ali finché non riuscirò a prendere il volo”. È un patto con se stessi che implica coraggio, determinazione e soprattutto un’assunzione di responsabilità.

Credo che ora chiamerò quel mio amico manager e gli suggerirò di spiegare la sua slide in un modo diverso: “Gli obiettivi impossibili esistono, ma sta a noi decidere adesso se diventare calabroni o no”. Buon volo, qualsiasi sia la tua prossima destinazione!


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