È da poco uscito su Netflix “Schumacher”, il docufilm che mostra la vita del 7 volte campione del mondo di Formula 1 attraverso i racconti di chi l’ha sostenuto, celebrato e amato. Un viaggio che narra dell’ascesa del pilota tedesco, dalle prime corse con i kart all’esordio in Formula 1, dalle vittorie con la Benetton alla ribalta con la Ferrari, dal ritiro dalle corse all’incidente sulle piste di sci di Meribel. Aneddoti, trionfi e cadute di uno dei personaggi più iconici e straordinari che resteranno per sempre nella storia del Motorsport.
Se ancora non l’hai fatto, ti consiglio di guardarlo e osservarlo con gli occhi di chi vuole andare oltre il mito e cogliere quelle sfumature capaci di farci fare un passo avanti nella scoperta della verità. Premetto: sono stato anche io un grande fan di Schumacher e sono triste all’idea che una persona che ha vissuto una vita al limite alla guida delle macchine più veloci del mondo si trovi oggi a convivere con uno stato di salute non buono a causa di una banale caduta sulle piste da sci. Ma ciò che questo documentario mi ha ispirato è prendere la storia di Michael e affiancarla alla vita di tutti noi.
Troppo spesso siamo soliti osservare la vita delle altre persone e paragonarla alla nostra. Per di più, quando osserviamo quella delle persone famose, ciò che notiamo sono solo le vittorie e mai le delusioni, i momenti di difficoltà e le sconfitte. Osanniamo quelle persone senza per altro conoscere la loro storia personale. Talvolta vogliamo diventare come loro, senza sapere che cosa hanno dovuto attraversare per arrivare fino a quei traguardi. Consideriamo la nostra vita troppo articolata per arrivare anche noi al successo. Pensiamo che loro abbiano qualcosa di diverso, di più, di trascendentale. Ma è veramente così?
LA FAMIGLIA DI SCHUMI NON AVEVA GRANDI POSSIBILITÀ ECONOMICHE | Michael è figlio di una famiglia molto umile che gestiva un circuito di Kart a Kerpen. Quando era un bambino, i suoi genitori non possedevano abbastanza soldi da permettergli di essere competitivo in pista. Ma il ragazzo aveva un talento e una tale passione da andare a ripescare le gomme usate dalla spazzatura e utilizzarle per battere i suoi avversari. Non solo: elaborava lui stesso il suo kart con mezzi di fortuna e insisteva per renderlo sempre più competitivo. Come a dire: “non ho intenzione di piegarmi di fronte a un destino che non è il mio”.
NON SOLO BRAVURA, MA ANCHE CIRCOSTANZE FAVOREVOLI | Come quando nell’Agosto del 1991 il pilota della Jordan Bertrand Gachot fu processato a Londra per aver usato dello spray al peperoncino contro un tassista qualche mese prima, lasciando di fatto un posto libero per il Gran Premio di Spa. Il manager del tempo, Willi Weber, volle a tutti i costi ingaggiare il pilota tedesco (che allora correva in Formula 3), ma per farlo dovette mentire al proprietario della scuderia, Eddie Jordan, dicendo lui che Michael era un ampio conoscitore del circuito di Spa (in verità Schumi non aveva mai corso su quella pista). Lui ripagò con uno straordinario settimo tempo in qualifica, ma la gara andò male a causa di un problema tecnico che non gli permise di terminarla. Da lì, la chiamata dal team Benetton, con il quale corse fino al 1996 conquistando due titoli mondiali. Come a dire: “la fortuna non esiste, ma ogni tanto non possiamo prescindere da una serie di circostanze favorevoli”.
NON SOLO ALTI, MA ANCHE TANTI OSTACOLI DA SUPERARE | Come nel 1994, quando dopo un tragico incidente perse la vita il suo rivale Senna. Da lì la paura di gareggiare, con l’idea che ogni curva potesse essere fatale anche per lui. E poi nel 1997, quando dopo essere passato alla Ferrari, fallì nella conquista del titolo per uno scontro con la vettura di Jaques Villeneuve. Successo sfumato per un soffio anche l’anno dopo, a causa di un cedimento del motore della sua monoposto. E poi ancora l’anno dopo per l’infortunio di Silverstone. Come a dire: “i nostri sogni si trovano spesso alla fine di un percorso a ostacoli”.
Chiunque siano i tuoi modelli, uomini o donne ai quali ti ispiri per crescere e migliorare, ricordati che anche per loro la vita non è stata tutta in discesa. Anzi, spesso il successo (ossia “far succedere ciò che desideriamo”) è una strada tanto più articolata quanto lo è l’ambizione dei nostri desideri.
Saper utilizzare a favore del proprio scopo i nostri talenti è un presupposto fondamentale per raggiungere il successo. Ma il solo talento non basta, e la storia di Schumacher è eloquente. Sono necessari passione, perseveranza, resilienza. Ogni tanto avrai anche tu la percezione che ogni sforzo sia vano, ogni fatica sprecata, ogni sacrificio superfluo. E solo continuando a fare e a insistere che i risultati arriveranno. Non sappiamo le precise condizione di salute di Michael, e non sappiamo neanche se mai si potrà riprendere completamente da quella maledetta caduta. Ma una cosa è certa: i suoi insegnamenti rimarranno per sempre. Per cui, forza Schumi, facciamo ancora tutti il tifo per te!